La Resinazione e Cà Noeva

Passeggiando lungo il Meda-Montorfano troveremo ampi boschi di pino silvestre, molto rustico e poco esigente, che cresce spontaneamente anche nei terreni brulli tipici delle zone di brughiera.La sua diffusione, oltre che spontanea, è stata sollecitata ai tempi di Maria Teresa d’Austria, nel 1700, con piantagioni per lo sfruttamento del legname ma, soprattutto,  per l’attività della […]

Passeggiando lungo il Meda-Montorfano troveremo ampi boschi di pino silvestre, molto rustico e poco esigente, che cresce spontaneamente anche nei terreni brulli tipici delle zone di brughiera.
La sua diffusione, oltre che spontanea, è stata sollecitata ai tempi di Maria Teresa d’Austria, nel 1700, con piantagioni per lo sfruttamento del legname ma, soprattutto,  per l’attività della resinazione, cioè della raccolta della resina.

Sui tronchi dei pini venivano praticate delle incisioni verticali a forma di spiga, con uno speciale coltello a doppia lama, dalla base fino all’altezza di un metro.
La resina così iniziava lentamente a “colare” in questo incavo. In fondo ad esso si collocava un recipiente: un piccolo vasetto in cotto della famiglia dei pirutit, prodotti nelle antiche fornaci della zona.
La resina raccolta veniva poi distillata per ricavare l’essenza di trementina, una sostanza liquida e trasparente usata in diversi campi: per esempio in farmacia per alcuni trattamenti medici, nell’industria delle vernici come solvente, nella concia delle pelli, ma soprattutto nell’artigianato del mobile, per sciogliere la cera d’api usata nella lucidatura delle superfici in legno.

Percorrendo il Me-Mo, a Mariano Comense ci imbattiamo in un piccolo fabbricato circondato da pinete di pino silvestre: è la Cà Nova, una casetta risalente al 1890, come riporta un’incisione sulla porta in legno, utilizzata anticamente per la prima lavorazione della resina.
Al suo interno venivano posti gli attrezzi usati per la raccolta e veniva stoccata la resina in una “cantinetta” fresca, raggiungibile con una botola.
Oggi purtroppo, segno che quest’attività è ormai parte del passato, il fabbricato è in rovina, nonostante alcuni interventi di recupero negli anni ‘80 e ‘90 ad opera di volontari.
Sulla sua facciata è ancora ben visibile una meridiana disegnata per il calcolo del tempo.

Dove: Mariano Comense