Le Cascine

Le cascine erano il cuore della vita contadina della Brianza.Lungo il Me-Mo ne incontriamo diverse e possiamo riconoscere in esse i tratti distintivi che hanno caratterizzato la nostra storia.Sorte nel corso del 1700/800, sono un elemento che ancora oggi testimonia lo stile di vita laborioso da cui è partito lo sviluppo economico, sociale e culturale […]

Le cascine erano il cuore della vita contadina della Brianza.
Lungo il Me-Mo ne incontriamo diverse e possiamo riconoscere in esse i tratti distintivi che hanno caratterizzato la nostra storia.
Sorte nel corso del 1700/800, sono un elemento che ancora oggi testimonia lo stile di vita laborioso da cui è partito lo sviluppo economico, sociale e culturale dei giorni nostri.
Erano edifici isolati, che si fondevano nel territorio in modo armonico e non invadente.
I massicci muri, costruiti con mattoni, pietre e calce, abbracciavano al loro interno ampie corti, mentre si aprivano all’esterno solo in piccole finestrelle che davano sui campi.
Oggi, invece, le cascine sono perlopiù compresse dallo sviluppo urbano delle cittadine che si sono espanse nel tempo. Nel dopoguerra infatti, con lo scomparire dell’economia contadina, gli edifici rurali hanno subito diverse sorti: di quelle che incontriamo nei pressi del Me-Mo, alcune sono state abbandonate e sono ora in uno stato decadente, come cascina Belvedere a Mariano Comense o cascina San Giuliano nella frazione di Fecchio a Cantù o cascina Santa Naga, un po’ discosta dal percorso;
altre sono state adattate ai tempi, come cascina Chigollo, chiamata anche Inchigollo, a Capiago Intimiano, che oggi è un’azienda agricola con allevamento di cavalli, ristorante, campi da tennis e appartamenti in locazione;
altre ancora sono state ristrutturate e adattate ad essere abitazioni, che hanno in parte perso i caratteri distintivi originali mantenendo però la struttura su più piani, come per esempio cascina Varenna a Fecchio, oppure cascina San Martino a Mariano Comense o cascina Fameta a Meda. Quest’ultima, che incontriamo proprio all’inizio del Me-Mo, è sorta nel 1850, e originariamente si chiamava cascina Francesca, ma, tra varie ipotesi, si pensa che a causa delle misere condizioni di povertà in cui vivevano i suoi abitanti, è stata appellata nel dialetto locale come “Fameta”, perché lì si “faceva la fame”.
Conservare questi edifici rurali, recuperandoli, valorizzandoli e adattandoli a nuove esigenze, non è solo un “dovere” storico, ma anche un “guadagno” per noi di oggi, perché ascoltando il racconto di queste mura possiamo riconoscere chi eravamo, e avere così più consapevolezza di dove siamo e dove stiamo andando